
Il piccolo sito della piccola US Montebaldo sta crescendo. E non parliamo solo di click: parliamo di persone. Parliamo di cuori che battono come il nostro, gambe che corrono sulle stesse mulattiere, occhi che si illuminano per un’idea, un progetto, un evento che ha l’ambizione di essere qualcosa di più.
Più di una gara.
Più di un’organizzazione.
Una filosofia.
Un sito "self made" e "hand made", essenziale e diretto ma che macina numeri...come un puffo che cerca di scalare una montagna...

Abbiamo superato le 9.000 visualizzazioni da quando abbiamo lanciato il sito, e ogni singola visita è per noi una spinta a non mollare. A continuare su questa strada fatta di inclusione, progetti condivisi, fatica vera, sudore, chilometri, asini testardi e sogni con le gambe.
Il sistema cerca di rallentarci però. Sempre.
Avete presente la scena iconica in cui Morpheus porge a Neo due pillole?
- Una azzurra, per restare nel mondo delle illusioni, fatto di finte sicurezze, regolamenti insensati e burocrazia sterile.
- Una rossa, per svegliarsi, vedere la realtà, e magari… cambiarla.
Ecco, noi la nostra scelta l’abbiamo fatta da tempo.
Abbiamo ingoiato la pillola rossa, e ci siamo risvegliati in un mondo dove per ottenere un’autorizzazione devi scrivere una tesi di laurea, dove la VinCa – valutazione di incidenza ambientale – ti serve anche se organizzi una gara su un sentiero battuto da 1400 anni, dove per “fare bene le cose” serve prima saper navigare il Sistema, e solo dopo sapere organizzare una manifestazione sportiva.
E a proposito: "ma chi ve lo fa fare?"
(Spiegare termini come altruismo, passione, inclusione e soprattutto il concetto di NON a scopo di lucro a certi personaggi è sistematicamente impossibile).

E quindi noi la realtà ce la gustiamo a colazione. Condita con:
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moduli impossibili,
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vincoli territoriali astrusi,
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pareri che si contraddicono ogni 3 settimane,
Prendiamo ad esempio la VinCa. La famosa relazione di impatto ambientale di 100 pagine in pdf della serie "che VinCa il migliore..."
Come per Ash e Pikachu prima ci hanno detto che serviva. Poi che non serviva. Poi che… “forse sì, ma dipende”.
Nel frattempo, abbiamo pagato consulenze, passato ore a interpretare sigle, comprendere nuovi formati dei file con estensioni cartografiche utili forse ai robot marziani della Nasa e ci siamo ritrovati a compilare documenti più lunghi del regolamento dell'UTMB.
Ma la verità è una sola: tutta questa burocrazia sta allontanando chi vorrebbe semplicemente organizzare qualcosa di bello, utile e autentico, senza tra l'altro rendere le cose più sicure, più idonee, più coerenti. Il superfluo in poche parole, e in tutta la sua magnificenza.
E chi ci rimette, alla fine?
Non noi. Non del tutto almeno:
Ci rimettono gli atleti, le famiglie, i volontari, le persone, il territorio.
Quelli per cui dovremmo lavorare tutti: Great success !!!

Eppure, noi non molliamo.
Perché nonostante questo sistema da azzeccagarbugli, abbiamo in mente una visione chiara.
Una visione che passa da:
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progetti inclusivi come le Joelette, per accompagnare chi non può camminare ma ha voglia di volare; link
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il rifugio El Signor, che abbiamo riaperto con fatica e amore per restituirlo alla collettività; link
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il progetto Run for Cornelia, che porta sulle spalle molto più di un semplice zaino. link
- il rincorri alla Befana. link
- il Panoramic Trail nostro evento di punta. link
Tutto questo lo facciamo a titolo volontario, dedicando serate, notti e pause pranzo alla causa.
Perché?
Perché ci crediamo.
E anche perché, diciamolo: quando ci dicono “non si può fare”, a noi si accende il turbo.
Il “NO” ci attiva come uno start ufficiale.
E ci mette in corsa. A testa bassa. Come dei muli.
(Non a caso, il mio animale preferito.)
Siamo gente semplice, magari un po’ ruvida, ma concreta.
Siamo quelli che, mentre il sistema ti manda una PEC, sono già a spostare le pietre e le spine da un sentiero per renderlo più sicuro.
E se a qualcuno tutto questo dà fastidio, beh… sarà dura fermarci.
Come finiva Matrix?
Restate connessi. O scollegatevi, se preferite.
Tanto noi corriamo lo stesso. (E siamo già oltre il firewall).
John Benamati

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