12ore di Buttrio. Ghiaccioli, pistole ad acqua e 95km: cronaca semiseria della mia prima vittoria in una 12 ore su asfalto

Pubblicato il 17 giugno 2025 alle ore 10:02

Abituato a correre nei boschi tra le capre e i camosci, infilarmi in un circuito cittadino lungo 874 metri da ripetere all’infinito per 12 ore… sembrava una punizione divina.
Tipo girone dei runner dannati.
E invece, va a capire il karma, ho vinto. Primo assoluto. 95,761 km in 109 giri...
Su asfalto.
Io. Che fino a ieri pensavo che il bitume fosse solo quello che usano per chiudere le buche.

La 12 Ore di Buttrio, giunta alla sua 20ª edizione, quest’anno ha deciso di fare le cose in grande: è stata la più calda di sempre. Roba da cuocere le uova direttamente sul marciapiede. L’unica ombra disponibile? Quella dei pensieri oscuri che ti vengono al 50° giro.

Il circuito era breve: 874 metri da ripetere finché il cervello non andava in modalità “criceto sulla ruota”. E vi assicuro che dopo il giro nr100 qualcosa scatta anche a livello sinapsi... La gara è diventata presto una sfida più mentale che fisica. Soprattutto quando, verso metà giornata, il servizio sanitario voleva sospendere tutto: troppi malori, troppo caldo, troppo tutto.
Invece di fermarci, hanno fatto una richiesta più unica che rara:
“Rallentate.”
Cioè, ufficialmente autorizzati ad andare piano. Una roba da segnare sul calendario con evidenziatore fluorescente. In cuor mio ho ringraziato...e non poco se devo esser onesto. Avevo già fatto un paio di giri nell'effetto "tunnel" e quel voltare sempre e solo verso sinistra mi stava mandando letteralmente in paranoia. Le immagini di un film visto in passato, dove i condannati giravano attorno ad una colonna strascicando i piedi e mormorando mantra e preghiere iniziarono a riempire i miei pensieri...

"Rallenta o ti costringo ad uscire dalla gara" sento ripetere....e lì, col mio passo da mulo di montagna, io non ho dovuto cambiare proprio niente.
Ho continuato senza mai fermarmi, come quando si insegue un rifugio che non arriva mai.

La strategia?

  • Bere come un cammello assetato in mezzo al Sahara,

  • Farmi tirare secchiate d’acqua addosso a ogni giro,

  • Accettare con riconoscenza gli attacchi dei bambini armati di pistole ad acqua (piccoli sadici, ma utili),

  • E soprattutto… mangiare ghiaccioli. Tanti. Tantissimi. Più ghiaccioli che chilometri.

In certi momenti sembrava più una festa di paese che una gara: la gente tifava, rideva, spruzzava. Io correvo con la faccia da “non so se sto vincendo o evaporando”. Ma andavo. Sempre. Un passo dopo l’altro, con la testardaggine di chi sa che non è questione di velocità, ma di non mollare.

Alla fine, sono arrivato primo. Un po' per me, un po' per il RunForCornelia e la famiglia di Valentina, che non può certo prendersi il lusso di rallentare e abbandonare la sua sfida quotidiana. Link.
E come dice il grande Marco Olmo, “vincere a una certa età lascia anche un gusto un po’ amaro”. Perché dentro di me lo so: forse sarà l’ultima. E allora me la tengo stretta, senza fanfare.
Senza gridarlo. Ma con un sorriso silenzioso. Di quelli veri. Anche perché aver vinto in una manifestazione che dona il ricavato in cause benefiche ha un sapore particolare, squisitamente superiore.

Un grazie sincero all’organizzatore Andrea, che ha gestito con calma, lucidità e sangue freddo (mentre noi avevamo solo caldo) una situazione complicata. E un applauso all’organizzazione: servizi impeccabili, ristoro puntuale e… diciamolo: premi belli ricchi al vincitore.
(Ma forse è solo che non ci sono abituato… e mi sembravano tanti.)

Come presidente di una ASD ed organizzatore ormai partecipo con occhi diversi alle competizioni, ed ogni occasione mi è utile per cogliere spunti in vista del nostro evento di ottobre, il mitico Panoramic Trail a Malcesine. Link.

Si torna a casa, con le gambe bollite, la faccia cotta e il cuore pieno.
E anche con la consapevolezza che, dopotutto, un trail-runner può sopravvivere anche all’asfalto.
Basta che ci siano ghiaccioli.

 

John Benamati

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Commenti

Gianluca
4 ore fa

GRANDE!!!

... io c'ero e si moriva dal caldo ...