
C’era una volta l’associazione sportiva dilettantistica: conti in tasca, tanta buona volontà e qualche burocrazia da incartare. Poi è arrivata la Riforma del Terzo Settore, il mostro a sette teste della burocrazia creativa: e ogni testa chiede un modulo diverso.
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Certificati medici agonistici?
In Francia compili un form online tra un sorso di caffè e la partenza di una ultra, e via che il corridore ti spara 300 km di trail in autosufficienza digitando “Je certifie d’être vivant”.
Da noi, per la 5 km “Coppa del Nonno”, ti servono: impegnativa del medico di base, analisi del sangue, ecg sotto sforzo, dichiarazione del gruppo sanguigno, l’esame del DNA, e un timbro con inchiostro ricavato da panda albini allevati in cattività, tutto rigorosamente in originale e da inviare al Presidente della società (che se non lo richiede all'atleta finisce in caso di problemi al gabbio, giuro controllate). -
Norme contraddittorie?
Ogni settimana una circolare nuova che richiama la precedente, che però abroga la successiva (che deve ancora uscire). Un back to the future che porta a ricominciare il film ogni volta da capo ma sedendosi su una poltrona diversa, come se l'angolo di visuale modificasse il contenuto del film stesso.
E alla fine, in ogni decreto c’è la clausola preferita dai funzionari:
“È responsabilità finale del Presidente.”
Sempre lui. Come se incassasse centinaia di milioni di euro in stock option, anziché distribuire sorrisi, pettorali e polenta ai ristori. (Ok, magari le banche fallite hanno presidenti più ricchi e meno responsabili, ma a noi è rimasta la responsabilità… senza il jackpot.)
Così, mentre rileggo norme e faccio lo slalom fra uffici, sogno di correre leggero come il francese online–form, ma resto qui, ultramaratoneta della burocrazia, a difendere ogni 5 km di passione con le carte bollate in mano e le scarpe infangate ai piedi.

E ora veniamo al: Davide contro Golia ovvero Cronaca semiseria (ma tremendamente vera) di una piccola ASD che lotta contro giganti, burocrazia creativa e tempeste cosmiche
Capitolo 1 – La Funivia che non voleva aspettare
Notizia dell’ultima ora: la Funivia Malcesine–Monte Baldo chiude il 12 ottobre, giusto sei giorni prima del nostro Panoramic Trail. Lo fanno “per la sicurezza dell’impianto e delle persone” – che, per carità, è sacrosanto – ma a quanto pare la loro sicurezza fa rima con “allineamento cosmico dei pianeti che scatena un’eclissi solare” per noi: evento rarissimo, inamovibile, non negoziabile.
E pensare che a gennaio, quando fissammo il calendario, ci siamo detti:
“Controlliamo i weekend precedenti. Però quelli sono già affollati dagli eventi blasonati di Golia, che sbocciano in primavera-estate (magari sotto qualche ponte). Portare altra confusione al paese, con parcheggi riservati, strade chiuse e turisti impazziti? Meglio di no, siamo empatici col territorio: dimostriamolo!”
Così il vostro umilissimo (ma geniale) presidente ha confermato il 18/19 ottobre, pensando di fare la scelta giusta per tutti. E invece ci ritroviamo a riprogettare logistica, sicurezza, ristori e piani d’emergenza perché rimandare la chiusura di una settimana non è ovviamente contemplato… ma il destino (o l’eclissi) ha scelto diversamente.
Morale: noi, Davide, riscriviamo tutto a tempo di record; Golia, con i bilanci da Apple, dorme sonni tranquilli. Però volete mettere la soddisfazione di correre sotto un cielo (forse) oscurato da un’eclissi solare? Almeno lo spettacolo è garantito.
Ps stamattina ho già aggiornato gpx e tracciati inviandoli alla cara ITRA per l'omologazione, poi sarà la volta del SUEM per il piano di sicurezza, i cancelli orari, gli alimenti dei ristori da rivedere, i volontari e via discorrendo...

Capitolo 2 – VINCA: la corsa trail in ambiente naturale che sognava di essere una centrale nucleare
Come se non bastasse, la Regione Veneto ci ha recapitato una chicca normativa: la VINCA (Valutazione d’Incidenza Ambientale). In pratica, dobbiamo assoldare un ingegnere forestale o ambientale che certifichi l’impatto di… gente che corre a piedi. Sembra una banalità (e lo è nella stupidità della sua richiesta d'origine), ma si tratta di uno studio completo ed approfondito molto impegnativo e costoso...quanto inutile ammettiamolo. Può il trail running danneggiare la stagione di accoppiamento delle marmotte? oppure causare qualche crisi esistenziale nel lupo e renderlo bisognoso di assistenza psicologica?
Sia chiaro: io amo la Natura più di me stesso – raccolgo rifiuti altrui, non schiaccio le zanzare (potrebbero essere i miei bisnonni reincarnati) – ma paragonare il nostro Trail all’installazione di un reattore è come misurare la CO₂ di una scoreggia di camoscio e invitarlo alla revisione annuale per controllarne l'impatto ambientale.
Nel frattempo:
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Quei sentieri sono aperti a chiunque, riportati sulle mappe ufficiali e battuti ogni giorno da trekkers, bikers, comitive CAI da 50 persone, turisti in infradito che poi finiscono per chiamare i soccorsi, moto da trail... Nessuno di loro esibisce la VINCA all’ingresso… ma noi sì, perché Davide deve fare il bravo mentre Golia sogghigna pensando di essere invincibile.
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I funzionari che hanno firmato la norma probabilmente hanno fatto meno dislivello in vita loro di quanto io faccia in una salita di riscaldamento. Empatia alpina zero, vista burocratica a tunnel, altruismo solo da divano e rigorosamente in stile Netflix.
Naturalmente, Golia ha ottenuto l’ok all’evento poco prima dell’entrata in vigore: nessuna VINCA, nessun ingegnere, zero grattacapi. Non è fortuna: è massa gravitazionale, satira da fisica quantistica e io devo pagare un ingegnere per dimostrare che duecento persone su un sentiero aperto tutto l’anno non faranno esplodere l’ecosistema.

Capitolo 3 – Prossime catastrofi annunciate
Già che siamo nel filone “apocalisse a rate”, comunico che a metà ottobre è prevista una tempesta solare con pioggia di meteore proprio sulla nostra traccia gara. Sto lavorando a un rivoluzionario ombrello di antimateria: leggero, pieghevole, e – dettaglio non trascurabile – che smetta di esistere appena lo chiudi. Un'arma alla Star Trek, perfetta per il trail running ultralight e piccola quanto basta da esser compresa nel pacco gara come gadget.
Se fosse stata solo una questione personale avrei già mollato, ma adesso è questione di principio. Continuo per tutti i Davide che conosco: piccoli, testardi, con il fango sulle caviglie e le zecche sulle cosce ma con la dignità alta come le creste del Baldo.

Capitolo 4 – Perché continuo a provarci?
Perché, come Davide, credo nel colpo di fionda più che nell’armatura d’oro. Perché ogni chilometro di sentiero è un punto che unisco in un disegno più grande: inclusione, territorio, comunità.
Ai colossi chiedo solo fair play; al resto del mondo chiedo supporto, condivisione, e un po’ di ironia.
Se volete darci una mano come associazione, diffondete la storia: fate sapere che la montagna non è un parco giochi burocratico, ma un luogo vivo, da rispettare senza soffocare chi la valorizza per davvero.
Davide ringrazia. Golia… quando vorrà fare due passi (VINCA alla mano), lo aspetto sul Monte Baldo col nostro bilancio chiuso per miracolo in pareggio ma tanti progetti solidali in corso, vedi nostra presentazione qui, senza mocassino ma con le scarpe da trail sporche di fango.
Attenzione però: io sono quello piccolo, un asino forse...ma con la fionda.
(Ogni riferimento a fatti persone cose....è puramente casuale ma squisitamente ricercato).
Il Presidente della US Montebaldo ASD
John Benamati

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